I Disturbi del Comportamento Alimentare, nelle varie espressioni che li distinguono, rappresentano la patologia più diffusa nella società occidentale dell’ultimo ventennio: è presente nel 5% della popolazione.
L’Anoressia, più di ogni altro disturbo alimentare, rappresenta l’estremizzazione di alcuni valori della nostra società: la bellezza è intesa come forma fisica e snellezza; il controllo del corpo e del cibo sono sinonimo di efficienza e di perfezione. Questo però non vuol dire che la cultura, anche nelle sue forme più estreme, sia la causa di tali patologie, ma solo che essa fornisce la cornice di riferimento entro cui situare il disturbo.
Sembra che un fattore cruciale nell’anoressia/bulimia sia, anche se in modalità opposte, il controllo. Non casualmente tali patologie si sviluppano nel periodo adolescenziale, in cui i mutamenti corporei sono molto forti, soprattutto sul versante femminile. La ribellione in tal senso si manifesta attraverso il controllo sull’unico elemento che rientra sotto il proprio dominio: il corpo, appunto.
Il trattamento dei disturbi alimentari richiede una cura collaborativa e coordinata in cui vengono affrontati tutti gli aspetti e ambiti del disturbo alimentare: salute fisica/peso, nutrizione, psicoterapia e riabilitazione sociale. Il disturbo del Comportamento Alimentare è un fenomeno complesso e multidimensionale. Non può, pertanto, essere affrontato solo da un punto di vista medico, dietetico o psicologico: è necessario un intervento globale e quanto più possibile interdisciplinare.
Nei disturbi alimentari l’individuo sperimenta un’alterata relazione con il cibo ed una estrema preoccupazione riguardo alle forme corporee Implica pertanto un’alterazione dell’immagine di sè, disturbi emotivi e un insieme di comportamenti disfunzionali che ne derivano. La ricerca mette in evidenza che questo disturbo ha rilevanti basi neurobiologiche genetiche e relazionali, non rappresenta, pertanto, una “scelta di vita”.
Anoressia nervosa: i criteri standard per una diagnosi di anoressia nervosa sono:
È possibile individuare due sottotipi di anoressia nervosa:
Bulimia nervosa: clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento.
È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%).
Generalmente compare attorno ai 12-14 anni (tarda preadolescenza) o nella prima età adulta (18-19 anni).
I criteri diagnostici sono:
Può verificarsi:
Gli episodi bulimici possono essere scatenati da alterazioni dell’umore, stati d’ansia o stress. In alcuni casi gli episodi bulimici possono anche essere programmati anticipatamente.
Binge Eating Disorder: si presenta clinicamente con episodi di abbuffate tipici della bulimia nervosa, senza però mostrare i comportamenti compensa- tori tipici di quest’ultima. L’individuo affetto da tale sindrome ha come unico pensiero quello di ingerire qualsiasi tipo di alimento per calmare le proprie ansie,o qualsiasi emozione negativa anche se è consapevole che potrebbe essere nocivo alla sua salute. La persona che soffre di questo disturbo è spesso isolata, ha scarsa considerazione di sé e prova profondi sensi di colpa, ma l’aumento di peso rende ancora più difficile l’integrazione sociale e il disagio di questo soggetto.
L’importanza dello stress, dei lutti, del maltrattamento domestico, dell’abuso infantile, e di altri eventi di vita negativi come importanti fattori di rischio è ormai ampiamente riconosciuta dalla letteratura nel campo della psicologia e in particolare dei disturbi alimentari. L’ EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un trattamento psicoterapeutico scoperto nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro. Utilizzato in origine per alleviare lo stress associato ai ricordi traumatici ha avuto negli anni abbondanti ricerche cliniche coinvolgendo psicoterapeuti, ricercatori della salute mentale, neurofisiologi. Oggi è considerato il trattamento evidence-based per i disturbi post-traumatici, validato da più ricerche e pubblicazioni di qualunque altra psicoterapia nel campo del trauma. E’ approvato, tra gli altri, dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010), dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal nostro Ministero della salute nel 2003. Gli aspetti più noti dell’EMDR sono la rapidità di intervento, l’efficacia e la possibilità di applicazione a persone di tutte le età anche bambini e ragazzi. Particolarmente indicato nella cura delle conseguenze dei traumi, l’EMDR si è via via trasformato in un approccio sempre più raffinato, complesso e globale, in grado di affrontare gran parte dei disturbi come i diversi disturbi alimentari.
Il lavoro psicoterapeutico prevede la rielaborazione di tutte quelle esperienze angoscianti legate alla storia della persona e che possono essere causa della sintomatologia ansiosa. L’approccio EMDR offre l’occasione non solo per rielaborare i traumi del passato, ma anche per potenziare le capacità personali e le risorse individuali, aumentando l’autostima per affrontare le sfide della vita quotidiana e per risolvere i sintomi, spesso cronici dei disturbi alimentari.